Un altro balocco

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L’intervento televisivo di Sergio Mattarella del 5 marzo è un singolare esempio di inutilità comunicazionale.

Non dice niente di rilevante per le singole persone e i gruppi sociali: affermare che la situazione è difficile, che si sta facendo ogni sforzo, che i cittadini devono essere uniti e responsabili, che vanno ringraziati gli operatori della sanità, che l’Italia è un grande Paese, che insieme riusciremo a superare la prova, che dobbiamo ascoltare gli scienziati, che il governo governa: beh, tutto ciò è una predica da buon parroco di paese, che chiede ai fedeli di essere buoni (come se un sacerdote potesse esaltare il Male e Satana…).

La massima autorità dello Stato trasmette aria fritta, prevedibile, banale: e con ciò concorre, inconsapevolmente, ad allontanare ancor più dalle istituzioni i nostri connazionali, che già devono subire il “Fate i buoni!” del signor Balocco nella pubblicità televisiva.

Si parla, a proposito del presidente della Repubblica, di ‘morale suasion’, cioè di influenza etica sugli attori della politica, senza però vere e proprie interferenze. Può darsi che in taluni casi ciò avvenga, ma certo non in questo caso: qui di suasivo e persuasivo non si è ascoltato nulla, non un’informazione nuova o rilevante, non un’idea non retorica, non un appello concreto, non un’indicazione operativa.

Si vede che al Quirinale non c’è o non si consulta nessuno che capisca qualcosa di comunicazione (oppure era assente per il coronavirus).

Certo, Mattarella non ha detto niente di sbagliato. Ma il motivo è semplice: non ha detto niente.

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