Alzare l’asticella

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L’idea che ciascuno di noi debba, sin dall’infanzia, darsi via via obiettivi sempre più elevati è diffusissima in ogni ambito: da quello produttivo a quello sportivo, dal fitness alle diete, dal sesso al tempo libero.

È, questo, un ‘must’ proprio del produttivismo, dell’ideologia della crescita obbligatoria: dell’economia così come della vita degli individui.

Tale ‘dovere’ non è che la versione laicizzata dei percorsi di continua tensione religiosa verso l’alto, verso Dio, in un percorso appunto ascetico teso alla purificazione, alla massima perfezione possibile (come in Plotino o nella Commedia dantesca).

Ma ha quattro grandi limiti: è inaccessibile ai ‘comuni mortali’; si traduce in fatica e dolore per quasi tutti (esclusi i santi, i beati, i martiri e simili); si oppone a quella ‘cultura dell’‘abbastanza’ che favorisce l’autorealizzazione (la felicità) della gran parte degli umani.

In realtà, l’alzare continuamente l’asticella è la pretesa (folle) di chi intende far crescere la produttività del sistema capitalistico neo-schiavistico a scapito della qualità della vita delle donne e degli uomini, riducendoli a semi-robot controllati da algoritmi matematici (a numeri).

Il tutto è poeticamente espresso da quest’immagine, che mostra un’asticella irraggiungibile, per di più costituita da un regolo, le cui cifre si sfaldano e piovono a terra, quasi come foglie autunnali.

Recuperare la qualità a scapito della quantità; rilanciare poesia e favole (l’arte) a spese della misurazione; ridurre le aspettative collettive e personali; progettare vite sufficienti e non eccellenti; rallentare e godersi l’esistenza: ecco alcune delle scelte a cui siamo chiamati per fermare la corsa, feroce e pazza, verso l’abisso.

 

Credits: dal web

Un commento su “Alzare l’asticella”

  1. Sentirsi re e regine in casa propria e godersi quel che si ha. Poi un po’ di ozio e silenzi creativi….. E voli alto verso tutte le asticelle del mondo. Marzocchi

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