Ma quale marca?

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Marca: quale? Quella geografica, quella da bollo, quella tipografica, quella dei timbri, quella di valore sul fronte delle monete, quella di zecca sul rovescio delle monete, quella epigrafica, quella di tempo, quella sulla catena dell’ancora, quella di bordo libero, quella fondamentale (occhio di Plimsoll), quella dell’aeromobile, quella di nazionalità, quella d’immatricolazione, quella di deposito, quella assicurativa, quella lasciata da un ceffone o dalla peste?

Ragazze e ragazzi del marketing, prima di parlare di marca o brand, studiate un po’ i significati delle parole, distinguete i concetti, evitate le marchette (a pagamento: peraltro sempre peggio remunerate), ricordate che l’82% delle sedicenti marche non lo sono affatto per i consumatori, mancando di notorietà, specializzazione, distintività, reputazione, personalità, contenuto valoriale, persistenza, storia, appeal.

Credits: Mike Stefanini (https://www.atomike-studio.com/)

9 commenti su “Ma quale marca?”

    • Grazie, caro Mario. L’idea, che spiegherò meglio più avanti, è quella di dimostrare che la Rete può essere utilizzata in modi oggi non frequenti. Viva la ragione, abbasso l’odio

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