Utopie

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Il solo realismo non serve al cambiamento, alla rivoluzione. Bisogna salire un po’ per vedere le cose dall’alto e specialmente per mettere la testa tra le nuvole: come fa la ragazza in questa curiosa immagine di Francesco Bongiorni.

Già, di solito, ‘avere la testa nelle nuvole’ evoca distrazione e perdita di contatto col reale, i compiti, i doveri. Secondo me, invece, questa espressione narra della positiva capacità di astrarsi dal ‘terra terra’, dall’ovvietà dell’esistente. Per far cosa? Per sognare, per immaginare un altro mondo possibile (e migliore di quello attuale, pazzo e iniquo).

Da oppositore radicale – quale son stato sin da ragazzo – ho visto che è utile ‘avere i piedi per terra’ e conoscere i vincoli esistenti, le logiche del potere. Ma ciò vale solo ‘alzando gli occhi al cielo’; progettando percorsi di rifiuto e di superamento dell’esistente; mobilitandosi con altri per smentire la (presunta) logica della conservazione.

Il nuovo è apparentemente come ‘l’isola che non c’è’ di Peter Pan: ma essa potrà essere scoperta e abitata grazie all’utopia che si fa storia. L’impegno umano può trasformare l’impossibile in possibile, mostrando che la precedente saggia (?) presa in giro degli utopisti diverrà – prima o poi – ovvia realtà da tutti riconosciuta: con la necessità, allora, di nuove utopie, per continuare a muoversi verso l’obiettivo (da perseguire ma non del tutto raggiungibile: la salvazione prima dell’apocalisse).

 

Credits: Francesco Bongiorni

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