Un mondo di ombre

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Quest’adorabile immagine dice molto della ‘vita buona’: quella fondata sull’invecchiamento come riscoperta della bambina o del bambino che fummo o – a volte – che avremmo potuto essere.

La cosa, a ben guardare, è anche più profonda. In vari sensi. La luce da dietro mostra che la fanciulla è l’ombra lunga della vecchina con bastone, ossia ne è l’essenza, quella che – come appunto l’ombra – ti accompagna sempre, non puoi perdere. Di più: la bambina è connotata dalle treccine e dal palloncino, segno di leggerezza, di gioco, di gioia, di fuoriuscita dall’ambiente chiuso, di probabile fuga nel cielo immenso (mia nipote Matilde verso i tre anni mi chiese se lassù in una sola nuvoletta avrebbe ritrovato i nostri morti e – con essi – il gatto Otto e i palloncini volati via nella festa del quartiere).

Nel gioco (serio) della matrioska cerchiamo di far riflettere coloro che seguono il percorso di Sòno sui propri passati ognora presenti, come quello – uno dei tanti – qui raffigurato.

Infine, il disegno può essere visto dal punto di vista della fanciulla, che scopre che la sua realtà felice è anche l’ombra della nonna. Possiamo immaginare che la giovanissima col palloncino inizi a cogliere il segreto dell’esistenza: ciascun umano è anche l’ombra di molti altri. Un altro modo per ricordarci che la nostra identità è relazionale, sociale, ricca, plurima, contraddittoria.

I narcisisti si specchiano nel laghetto, come il Narciso prototipico, e vedono solo sé stessi; i migliori vedono un insieme di volti, cari e non, comprendendo che l’Io è un Noi. Come le ombre: impalpabili ma potenti.

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