Un mare di tempo

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Abbiamo bisogno di tempo. Non solo, parafrasando l’Ecclesiaste, c’è un tempo per riposare e un tempo per lavorare, un tempo per fermarsi e uno per viaggiare, e così via pressoché all’infinito. Ma anche abbiamo necessità di un tempo non breve per ciascuna delle ‘cose’ alle quali ci dedichiamo.

È, questo, il motivo per cui le sessioni di Sòno durano circa due ore e mezza, senza un timing pre-definito. Il percorso trimestrale, volto a ritrovare la consonanza con sé con la collaborazione di due-tre persone, prevede incontri insolitamente lunghi: appunto per consentire alla Persona di raccontarsi con agio, senza fretta, priva dell’ansia del ticchettio dell’orologio. Con ciò, oltre che per altri aspetti rilevanti, il metodo Sòno si differenzia da tutte le esperienze cliniche, a partire da quelle psicoterapeutiche: chi è stato coinvolto in queste ultime ha vissuto il piccolo dramma della brusca interruzione dopo 45 o 50 minuti (per quella lacaniana anche meno), magari proprio quando si avverte di aver ‘scoperto’ qualcosa, di star toccando un punto dolente, di aver cominciato a produrre materiale rilevante. Da noi, invece, il tempo è lungo, tanto: il che consente di dirsi, aggiungersi, contraddirsi. Per lo più zigzagando, cambiando atteggiamento e umore, rilassandosi o eccitandosi, ridendo o piangendo.

Darsi tempo, prendersi il tempo necessario, aiuta a ritrovare sé stessi: e favorisce l’uscita dalla fretta del quotidiano, vivendo lo scambio coi Tuner (sintonizzatori) come un’occasione inconsueta di vivere un’esperienza larga e protetta, accoglitiva e senza vincoli. Capita a volte che due ore siano sufficienti, ma niente vieta che si arrivi alle tre ore, specie se la Persona sente di aver tanto da dire o ha attraversato un momento di disperazione.

E c’è un altro vantaggio: solo il disporre di tanto tempo consente di cogliere il peculiare ritmo interno, quello da riscoprire nel tentativo di adattare a esso la musica della propria esistenza.

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