Per chi suona la campana?

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‘Per chi suona la campana’ è il titolo d’un romanzo di Hemingway, a sua volta tratto da una meditazione del poeta John Donne (mi rifaccio alla traduzione degli Editori Riuniti).

Donne era stato in pericolo di vita e si era salvato per un pelo. Dell’esperienza di grave infermo ricordava i rintocchi della campana della chiesa, che annunciavano continue morti e funerali di compaesani tutti a lui noti. Da qui questi pensieri straordinari, oggi ancor più validi di fronte alle morti di Bergamo e altrove. Scriveva Donne nel 1624:

“Nessun uomo è un’isola, intero in sé stesso; ciascuno è un pezzo del continente, una parte dell’oceano. Se una zolla di terra viene portata via dal mare, l’Europa ne è diminuita, così come lo sarebbe un promontorio, così come lo sarebbe il castello di un tuo amico o il tuo stesso: la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perchè sono preso nell’umanità; e perciò non mandar mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te”.

“Nessun uomo è un isola” – oltre che il claim di una verbosa e retorica campagna pubblicitaria Conad – è il titolo di un bel saggio di Thomas Merton della metà degli anni ’50. A riprova del valore ispirante del testo citato, che ci può servire a sentirci parte dell’umanità (non solo europea), a saperci coinvolti tutti quanti nel vivere e nel morire, a capire che ogni ‘io’ è un ‘noi’.

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