Morte e morire

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Che rapporto c’è tra morte e realizzazione esistenziale? Le esperienze professionali di Sòno consentono solo di lumeggiare parzialmente un unico aspetto: quello della previsione o fantasia della propria ‘scomparsa’. Qui è emersa una difficoltà nella ricerca della consonanza con sè: quest’ultima è drammatica se la morte è vissuta solo come perdita.

All’opposto, il credere nella salvazione ultraterrena o nella metempsicosi è d’aiuto, così come il considerarla termine di una lunga fase di conflitti irrisolti e di cupa infelicità oppure il fare bilancio positivo dell’esistenza, la sicurezza di lasciare ricordi o testimonianze, la certezza che il proprio impegno sarà proseguito da altri.

In definitiva la fede e la speranza, ossia – al fondo – la fiducia, alleviano la paura e la pena del decesso. Ben peggiore è il terrore del morire, ossia del percorso – magari lungo – che porta alla morte. Esso va considerato a parte, il che mi impegno a fare in futuro.

Credits: Ingmar Bergman, Il settimo sigillo, 1957

4 commenti su “Morte e morire”

  1. Il terrore del morire è un percorso che in potenza può portare alla consapevolezza di quello che si è. Scevri di ogni salvazione ultraterrena, mistica, ma anche di semiotiche speranze di tracce lasciate ai posteri, altrettanto salvifiche per il proprio ego, si incontra realmente il sé. Guardare la possibilità della propria morte ti aiuta a cogliere ogni attimo presente e a capire i tuoi limiti di uomo, ma anche ad effettuare scelte ponderate. Cosa fare di sé? Penso sia strettamente collegato alle reti di affetti, amori, amicizie e relazioni (positive e negative) nelle quali sei obbligato o “possibilitato” ad esistere. Conoscere in anticipo il termine o l’avvio verso la fine del proprio percorso, quindi, può essere visto sia come un vantaggio che uno svantaggio. Personalmente lo considero un vantaggio. Perché ti consente anche di scegliere. Poi, la forza personale, variabile, di ognuno, e le condizioni contestuali, ti fanno oscillare tra il propendere verso un finale alla Clint Eastwood in Gran Torino o scegliere di sdrammatizzare alla Vitellozzo in Non ci resta che piangere.

    “…..Se devo morire, morirò come il babbo…”
    “Qui?”
    “Come il babbo ho detto!”

    A noi la scelta.

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