Meglio fragili che servi

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Ricordate il gatto e la volpe di Pinocchio? I loro equivalenti odierni sono molti consulenti, counsellor e addetti al coaching che pro-mettono – mentendo – di ‘fortificare’ gli uomini e le donne che si sentono deboli. Lo chiamano ‘enforcement’ e lo inseriscono, volenti o no, in una strategia che vuole individui idealmente invincibili,  non scalfibili, flessibili, adattabili: quelli che servono alle imprese neo-schiavistiche, in lotta nel mercato, pronte a ogni competizione.
È l’antica ideologia maschile e macha (anche in gonnella) della guerra: i deboli cadono, i forti vincono, i più forti sopravvivono. Quell’ideologia che ci fa credere di dover essere superman o wonder woman, super-eroi che di nulla hanno paura.
Beh, per fortuna, la ragione (la Ragione) sta dalla parte dei fragili, degli incerti, a volte degli sconfitti: coloro che riconoscono di non essere onnipotenti; accettano le loro debolezze e magari se ne vantano; sanno che la creatività si dilata ove la forza recede; amano le contraddizioni e le sfumature; vogliono e scelgono di essere donne e uomini veri, sofferenti, dubbiosi ma autonomi, non schiavi, intimamente liberi.

5 commenti su “Meglio fragili che servi”

  1. Eh, bel tema
    Io anche fatto un corso di coaching per proporlo nel profit, ma in un’ottica di miglioramento dell’armonia lavorativa, più che delle performances. Però devo ammettere che l’anglocentrismo culturale del coaching non mi fa impazzire. E comunque è vero che, gratta gratta, si mira a migliorare le performances……E’ il mercato del lavoro.

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