Mascalzone presunto

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Uno dei principi sacri del diritto liberale è quello della presunzione d’innocenza: quella per cui nessuno può essere bollato come colpevole sino a una condanna definitiva.

Epperò i tempi della giustizia sono quasi sempre lunghissimi, in particolare se l’imputato è abbiente, difeso da avvocati abili e costosi, con dei ‘santi in paradiso’.

In più la vita (specie – ma non solo – quella politica) impone valutazioni rapide, che sarebbero facilitate da eleganti dimissioni di tutti coloro che reputano di essere senza colpe e reati ma che capiscono non dimettendosi di recar nocumento alle istituzioni, ai loro partiti, ecc..

Come venirne fuori? La mia proposta è di lasciar libera la condanna morale ma facendola precedere dalla sigla PR, indicante appunto che – per esempio – Salvini è un PR (presunto) fascista, un PR favoritore di omicidi seriali di migranti, un PR ladro di Stato per i voli in occasione dei suoi comizi, un PR ignorante circa il Mes, un PR incoerente circa la Nutella, un PR mascalzone per i 49 milioni di euro frodati dalla Lega, eccetera.

Naturalmente, in caso di assoluzione definitiva sarebbe punita ogni affermazione giudicata falsa e diffamatoria, mentre un’eventuale condanna finale (dopo anni e anni) obbligherebbe a togliere il suddetto PR.

Nell’attesa di una moderna legge in merito mi limiterò a definirlo PR Salvini. I miei pochi lettori conoscono benissimo i motivi di questa definizione così come quelli che obbligano a scrivere PR Meloni, PR Renzi, PR Di Maio. Per Grillo è inutile: è già stato condannato per omicidio (stradale) e per i parenti della vittima non è uno scherzo da comico.

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