Il professor Gozzini ha dato della ‘vacca’ a Giorgia Meloni, la ducessa del neo-fascismo italiano. Ed è stato giustamente criticato per l’epiteto volgare e sessista.
Aggiungo una critica alle molte che hanno colpito il docente di ruolo dell’università pisana: la diagnosi è errata.
Ad approfondire un po’ le cose, i leader delle destre nostrane sono affetti da una patologia psichiatrica: la sophophobia.
Di che si tratta? Del terrore (fobia: paura in greco) per la saggezza (sophìa), il sapere, lo studio, l’apprendimento.
È una classica sindrome lego-fascista: l’odio per il sapere, la scienza, la cultura, gli intellettuali, i professoroni (ma qui il copyright è di Matteo Renzi), il pensiero, la fatica del conoscere, il dubbio, la capacità critica.
Classica perché risale alla tradizione, fieramente becera e rozza oltre che illiberale e omicida, dello squadrismo dal 1919 al brigatismo nero sino al 1945.
D’altra parte, non è casuale che il nuovo sottosegretario leghista all’Istruzione (sic!) abbia nei giorni scorsi attribuito a Dante una citazione di Topolino, cara al ducetto Salvini.
La verità è che il Paese è catafratto in due, con una destra barbara (e felice di esserlo) e una non destra (di sinistra vera ne è rimasta poca) che ancora legge libri e pensa.
Si tratta di una tragica polarizzazione, poiché ogni gruppo umano ha bisogno di un conflitto – anche feroce – tra forze il più possibile dignitose, in grado di alternarsi al potere.
In Italia ciò non avviene: non più per il fattore K, che si tirò in ballo per giustificare l’emarginazione del Pci, ma per il fattore I (ignoranza) che rende impresentabili le destre, alle quali il duo Mattarella-Draghi sta fornendo un’impossibile legittimazione.
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