Ma abbiamo davvero vinto?

Tempo di lettura: 2 min

La sconfitta emiliano-romagnola della nostra becera destra e degli ignoranti zombi pentastellati ha fatto gioire anche me. Eppure, pur se gli anti-sovranisti hanno vinto, resto assai preoccupato e non credo sia opportuno abbassare la guardia.

Certo, la débâcle dell’improbabile Borgonzoni (anche le donne possono essere disdicevoli e non è sessismo dirlo) dà una boccata d’ossigeno alla sinistra e a quel po’ di centro non incivile che sopravvive. Ma… Segnalo tre mie riserve.

La prima: la sinistra ha continuato a perdere consensi, come avviene da anni. C’è stato un sussulto dovuto alle Sardine e al terrore di Salvini, la cui onnipresenza fascistoide ha finito per radicalizzare il confronto, al di là del riformismo moderato di Bonaccini. Ma, nella sostanza, continua il progressivo defoliamento dell’albero che fu quello del vecchio PCI e dei cattolici democratici ad esso aggiuntisi.

La seconda riserva ha a che fare col successo che la destra ha ottenuto nelle periferie (anzitutto appenniniche) della regione: tale successo in alcune aree è risultato inferiore a quello ipotizzato dai sondaggi, ma comunque resta preoccupante poiché è la conseguenza della fine – nei centri minori – dei due grandi presidi sociali, apportatori sia di senso di appartenenza alla comunità, sia di cultura diffusa: tali due centri essendo le Case del popolo e le parrocchie con oratorio. Qui i danni della doppia decadenza restano, con l’indebolimento dei paesi e il trionfo dell’individualismo rancoroso e triste.

La terza riserva attiene alla perdita della speranza in un futuro migliore. Qui destra e sinistra di governo navigano a vista, al massimo potendo vantare – come Bonaccini – una buona amministrazione. Ma la storia dell’Emilia-Romagna racconta di un ‘di più’ storico rispetto alla ‘bona gestio’: la fiducia in un domani davvero migliore, quello del sol dell’avvenire o della speranza cristiana, accomunati da un approccio finalistico, teleologico, basato sulla fede nel marxismo scientifico o nell’Evangelo. Oggi il futuro pare venuto meno, salvo che per i cattolici alla Zuffi (straordinario vescovo di Bologna) o alla Dossetti, ormai interlocutori privilegiati d’una sinistra eunuca proprio perché castrata del suo sogno a lungo termine.

Comunque, brindiamo, ma senza ubriacarci. I compiti da fare restano giganteschi, i maestri mediocri, i grandi sistemi di credenze e valori latitanti.

Un commento su “Ma abbiamo davvero vinto?”

Rispondi a Silvio Bagattin Annulla risposta