La voce del padrone

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Una delle panzane del pensiero unico è la tesi della crisi come opportunità, con presentazione della consueta immagine dell’ideogramma cinese che entrambe le rappresenta.

L’ideologia conformista, anzitutto dei manager e dei consulenti, è basata sulla colpevolizzazione implicita di chi soffre le conseguenze di una delle tante, continue crisi prodotte dal sistema attraverso il meccanismo elegantemente descritto come ‘distruzione creativa’. Tale ideologia – perversa anche perché non dichiarata – insiste sul dovere degli individui penalizzati di trovare una loro risposta all’ictus subito. Ciò è utile a distrarre la gente dalla ricerca delle responsabilità del sistema (quelle definite ‘oggettive’) e dei singoli decisori (cosiddette ‘soggettive’): il fine è quello di focalizzare l’attenzione sui colpiti, invitandoli ad accettare il ‘vulnus’ e a mostrare resilienza, ossia ad arrangiarsi nel leccarsi le ferite loro inferte.

Eh, no, care voci del padrone, troppo comodo! Dalle crisi ci si salva (in parte) individuando e delegittimando i colpevoli, battendosi contro di essi, con-dividendo rabbia e voglia di cambiare, togliendo loro legittimazione e consenso: insomma, usando bene l’aggressività individuale e sociale. Ciò vale nelle crisi aziendali, in quelle politiche, nelle crisi economico-sociali così come in quelle di coppia, ecc.: in tutti i casi si tratta – se si vuole uscirne – di individuare le responsabilità, di non soffrire di cadute d’autostima e di fiducia in sé, di agire ‘contro’ (con altri).

Ragazze e ragazzi, crisi viene dal greco e non significa affatto opportunità ma scelta, decisione: quella, autonoma e consapevole, che lor signori (spesso maschi) e i loro servi prezzolati (sempre meno pagati) temono come sabbia negli ingranaggi del potere.

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