La mossa del cavallo

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Sempre a proposito di soluzioni contro l’impotenza, il senso di blocco, il ‘cul de sac’, eccone un’altra: l’aggiramento dell’ostacolo.

È una pratica vecchia come il mondo, specie nell’arte della guerra: se un ostacolo appare insuperabile, conviene non affrontarlo di petto ma seguire un’altra strada laterale, meglio se imprevedibile. Per intenderci, è il modello seguito sia da Hitler evitando la linea Maginot e invadendo la Francia nel 1940 via Olanda e Belgio, sia dall’Armata Rossa capitanata dal generale Zukov che intrappolò le truppe di von Paulus chiudendole a tenaglia da dietro e dai lati.

Ma c’è un problema: noi umani tendiamo a non usare il pensiero laterale, facciamo fatica a pensare in modo originale, quasi sempre carichiamo frontalmente in nemico (a proposito della seconda guerra mondiale: come gli Alleati a Montecassino), non sappiamo muoverci come il cavallo negli scacchi.

Lo sbatter la testa contro il muro appare insensato ma deriva dalla rigidità della mente non aperta, dalla (in)cultura dell’obbedienza, dalla violenza martellante dell’aggressore (come gli Usa in Vietnam).

L’impotenza si vince anche cambiando sguardo e prospettiva, pensando ‘largo’ e ‘contro’ (contro le abitudini, le regole, gli algoritmi).

L’impotenza rende disperati, schiavi, perdenti, sofferenti. La fantasia, la stravaganza, la disobbedienza aiutano a darci potere (potere al singolo e potere al popolo).

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