Il mistero delle donne

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Una delle riflessioni proposte in questa rubrica ha provocato qualche reazione. Ricordate? Si parlava di odio, pure inconsapevole, degli uomini verso le donne, poiché queste smentiscono, con la gravidanza e il parto, il delirio di onnipotenza maschile. Una gentile interlocutrice, Margherita Delmonte, propone l’ipotesi che i maschi siano spesso impauriti dall’apparato sessuale femminile. Le do ragione, per vari motivi.

Il primo è che tantissimi uomini non lo conoscono bene, avendone una percezione all’origine confusa e spesso negativa: la gran parte dei bambini credono che le bambine mingano dalla fessura tra le gambe, identificando la vagina col ‘buco per far pipì’; in più vivono il corpo delle donne come privo di pene e tagliato, ossia ‘mancante’ di qualcosa e – in qualche modo misterioso – vulnerato, ferito, castrato (più avanti il sangue mestruale darà una ‘conferma’ di tale ferita).

Il secondo motivo rinvia alla ‘complicatezza’ dell’insieme di vulva, labbra, clitoride, condotto, utero, ecc.: un insieme che crea stupore e disagio, specie a confronto con la propria semplice asta che si erige con forza e potenza. Poi gioca il timore per l’ingresso in vagina, che evoca quasi sempre ansie – consce e non – di possibili rotture del pene o suo blocco oppure sua castrazione (secondo il mito della ‘vagina dentata’ analizzato da alcuni psicoanalisti).

Né va dimenticata l’idea che la donna, così come ha espulso il feto, possa riassorbirlo, risucchiando il già nato: fantasia che ha due versioni, quella simbiotica che vorrebbe il ritorno del soggetto allo stadio fetale e quella persecutoria che teme la riappropriazione.

Pesa la non comprensione dei modi e dei tempi di godere il sesso proprio delle signore. Conta, infine, anche il vissuto di essere immondo, sporco, sanguinolento fissato da tante tradizioni culturali demonizzanti la donna.

Come sempre, una maggior conoscenza aiuterebbe, ma l’Italia è fanalino di coda in Europa anche quanto a educazione sessuale, di fatto demandata a una Chiesa frequentemente ancora misogina e sessuofobica. Ma l’informazione non basta: bisogna battere la via d’una pedagogia libertaria, fondata sul ritorno al corpo quale strumento per affrontare il mondo, per trarne piacere, per esprimere rispetto per sé e per gli altri.

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