No ai Supereroi

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Faccio parte della generazione più esposta ai Supereroi. Prima coi fumetti di Nembo Kid e simili; poi con l’Ulisse dell’Odissea in versione Kirk Douglas (testé morto: riposi in pace); quindi agli orrori di John Wayne, il razzista bianco; a seguire Goldrake accanto ai miei figli; infine, dopo il fascistoide Bruce Willis capace di fermare da solo un immenso asteroide a pochi secondi dall’impatto funesto sulla Terra, le Winks alla tv con le nipoti.

Non ho mai creduto ai superpoteri, per averne verificato l’inesistenza verso i quattro anni.

Frequentavo l’asilo Ciceri, cioè la scuola materna comunale. Ero amato dalla signorina Monti, la mia adorata maestra. Ma un giorno la feci grossa, talché l’insegnante mi mandò con una nota dalla signorina Bernuzzi, la direttrice coi capelli bianchi, antesignana del Super-direttore mega-galattico del ragionier Fantozzi.

Ebbene questa Wonder Woman mi sgridò e per punizione mi disse di restare immobile dietro la sua sedia sino alla fine dell’ora. E aggiunse: “Non ti muovere, Enrico: sappi che ho altri due occhi posteriori, nascosti nei miei capelli”. Colpito appunto dai suoi superpoteri restai fermo attaccato al calorifero, che mi ustionò un braccino.

Con l’aiuto dei compagni, dopo la liberazione iniziai a dubitare della direttrice quadroculare, ma ottenni una conferma sperimentale il giorno dopo, quando in tre coraggiosi all’intervallo facemmo dei gestacci alle spalle della signorina Bernuzzi, che ovviamente non reagì. Il metodo scientifico ci aiutò a scoprire la verità.

Da allora diffido di ogni super-qualcuno. Sono del partito del nonno dell’Alpe, forte della sua competenza artigianale e del suo affetto per Heidi. Io e i miei compagni odiamo la signorina Rottenmeier, feroce autocrate anti-bambini. Chi sa, capisce.

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