Eu-umani e dis-umani

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Il giorno del 75esimo anniversario della morte nel campo di concentramento, per fame e tifo, della quindicenne Anna Frank ho ricevuto la bella mail di un amico cattolico, che pubblico qui sotto. Per parte mia, aggiungo un’ipotesi alle molte cose vere scritte nell’occasione e specialmente alla splendida trasmissione RAI di Corrado Augias. L’ipotesi è questa: forse il diario di Anna è odiato dai negazionisti anche perché rappresenta tutto ciò che essi, con molti loro camerati e sodali sovranisti, non hanno. L’intelligenza vivace e critica, libera e oppositiva. Il gusto della libertà, propria e altrui. L’esperienza positiva dei conflitti quali fattori di crescita. Il guardar largo, seppur per la ragazzina olandese solo da un minuscolo abbaino. L’ascolto degli altri e di sé, incluso quello del proprio corpo in via di cambiamento. La capacità, in lei nascente, di accogliere l’amore e il suoi turbamenti. L’essere, insieme, determinata e dolce. La coltivazione della speranza, delle speranze, per l’umanità e per sé stessa. Il laico ebraismo, né chiuso né fondamentalista. Tutte caratteristiche, a ben vedere, che distinguono gli eu-umani dai dis-umani: quelle che fanno sì che i secondi odino i primi.

“Caro Professor Finzi, oggi io sono ebreo, oggi, sempre, per una bambina di 15 anni, per tanti bambini, tante donne, uomini, giovani, anziani, ognuno di loro potremmo essere noi, potremo essere noi, ognuno di loro è noi, ognuno di loro ha sofferto quel che noi soffriremmo e che mai vorremmo soffrire. Immedesimarsi in loro immedesimandosi in noi. Soffriamo la loro sofferenza. Loro sono noi, che sia capitato a loro non renda estraneo a noi il loro dolore. Il dolore di un uomo è un dolore per tutti gli uomini. Resta impresso nello spazio-tempo e niente può cancellarlo. Viviamolo dentro e saremo migliori. Viviamolo dentro e il loro dolore che è impresso in un punto preciso delle coordinate del tutto che sarà lì, sempre, sarà alleviato da un soffio di consapevolezza e di amore. La loro morte non cancella ciò che non è stato, ma che è, sempre lì, in quel punto eterno di dolore. Un dolore dato dall’uomo all’uomo e che l’uomo potrebbe rinnovare se per un solo giorno dimenticherà di rivivere e ricordare. Un abbraccio affettuoso, Leonardo G.”

Credits: Floriano Bodini, ‘AnnaFrank’, 1965

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