Elogio della fragilità

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A proposito di auto-realizzazione sono, questi, anni di esaltazione dei concetti di forza, robustezza, solidità, infrangibilità, resistenza, durevolezza, fermezza, resilienza, indiscutibilità. Forse dovremmo rivalutare il loro opposto: la fragilità.

Secondo il Dizionario Treccani, fragilità vuol dire tendenza a rompersi facilmente, delicatezza, debolezza, labilità, scarsa resistenza, cagionevolezza, inconsistenza, caducità, fugacità.

Perché ridar valore a tutto ciò? Per quattro motivi. Anzitutto fragile è la condizione umana, non divina: non eterna, non onnisciente, non onnipotente.

Poi fragile è la nostra psiche: mai del tutto razionale, governabile, sotto controllo.

In terzo luogo, fragile è la coscienza: limitata dall’ignoranza di gran parte del reale, oltre che da interne contraddizioni e aporie.

Infine, fragile è la società, eternamente divisa, fratta, mai completamente protettiva.

Senza dubbio, il pensiero dominante prende in considerazione la fragilità per deplorarla, opporsi ad essa o addirittura denegarla. Ma è proprio partendo dalla consapevolezza della nostra friabile debolezza strutturale che noi possiamo riconoscere i nostri limiti e le difficoltà dell’esistenza, accettare con empatia quelli altrui, essere o diventare compassionevoli con noi e con gli altri, accettare le sconfitte, trasformarci da terrestri in umani.

Ne parlo perché: per contrastare il ‘forzutismo’ dominante, anche nella politica e nelle imprese.

Immagine tratta dal web

3 commenti su “Elogio della fragilità”

  1. Forti si, ma anche fragili, non lo canta solo Elisa.

    Ancora una volta la realtà ci racconta che ciascuno di noi è persona fragile.
    Viviamo nell’individualismo delle forti certezze, diamo per scontato che il bello che ci è attorno non potrà mai essere perso.
    Poi … poi siamo travolti dall’ irreparabile di una catastrofe.
    Può essere un terremoto, una guerra, un male che porta alla morte…un incendio; e ci si rende conto che abbiamo la fragilità del cuore; la parte pulsante, più nobile e bella che unisce noi esseri umani.
    #notredamedeparis

    • Concordo. Di solito sono le crisi inattese a rivelarci la nostra friabilità. Poi, a volte, ci riprendiamo. Ma nulla è più come prima. Allora sappiamo di essere formiche decise ma singolarmente impotenti, che solo il gruppo protegge ed esalta. La resilienza, oggi tanto citata, può essere solo collettiva. L’Altro ci fonda e ci aiuta: forti unicamente se co-deboli.

  2. “Anche in amore sono le fragilità ad unire due Persone… perché esporsi all’altro con le proprie fragilità significa togliersi la maschera e fidarsi dell’altro, essere intimamente confidenti che saprà rispettarle. La nostra ‘intima casa’ è un luogo unico, pieno di oggetti più o meno preziosi, ricordi di viaggi e percorsi… esperienze vissute. Facciamo entrare in casa solo coloro dei quali ci fidiamo, perché sappiamo che sapranno muoversi con cautela tra mille oggetti fragili…”.
    Così mi scrive Letizia Ciancio, una gentile interlocutrice. Condivido quello che dice, anche se colgo nelle sue parole una dimensione difensiva, quasi che il mondo sia minaccioso e che la nostra intimità, metaforizzata dalla nostra casa, sia un castello assediato. Un’opinione legittima e forse esatta ma che, dal lavoro di Sòno, sappiamo essere poco utile per raggiungere una piena realizzazione di sé.

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