Dolcemente contro

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In quest’epoca di omologazione abbiamo necessità di un di più di oppositività, di contrastare cioè la dominante tendenza al conformismo passivo.

Tale spirito oppositivo è a un tempo insofferente, critico, anti-gregge.

Talora si esprime in agguerrita ostilità all’andazzo corrente, alle abitudini indiscusse, all’obbedienza cieca o miope.

Altre volte si esplica in rottura ideologica e politica.

In casi diversi assume il volto della più mite stravaganza, sinonimo di stranezza e bizzarria.

Si tratta allora di atteggiamenti e comportamenti non ‘duri’ o magari violenti, ma – all’opposto – ‘soft’, persino apparentemente superficiali (come in certe scelte di abbigliamento): volti comunque a differenziarsi rispetto agli stili prevalenti.

Epperò, gli stravaganti non sono solo individui originali, non banali, lievemente polemici. No, essi frequentemente risultano estrosi, mutevoli, imprevedibili, singolari, al di fuori dai limiti, extra-ordinari: donne e uomini in vari modi ‘fuori’ dalla massa e ‘contro’ l’unanimismo servile, in sostanza autonomi, monelli, birbanti.

Il potere non li sopporta, ne è irritato, al fondo li odia. Perché? Perché coglie la loro indipendenza anti-istituzionale, la protesta contro le abitudini inveterate e contro la riduzione degli umani a cloni.

“L’immaginazione al potere” gridavano e scrivevano sui muri i giovani anti-autoritari del Maggio francese nel ’68 (prima della degenerazione militarista degli anni ’70). Ecco, l’extra-vaganza è tuttora il germe e il segnale ‘soft’ dell’opposizione ai potenti e alle loro norme idiote. E può venir legittimata e sostenuta per favorire una maggior consonanza con sé.

 

Credits: Vicky Ling

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