Divisivo

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L’aggettivo ‘divisivo’ pare sia stato usato per la prima volta da Giorgio Napolitano, il presidente interventista cui è seguito l’imperturbabile arbitro Mattarella. Ora il termine è diventato di gran moda, se persino il mentecatto sindaco di Schio l’ha utilizzato per spiegare (si fa per dire…) perché il suo comune si è rifiutato di offrire la cittadinanza onoraria alla senatrice Segre.

Ora ‘divisivo’ è una parola di solito usata per deplorare atti o idee che – appunto – vulnerano l’unità, per esempio di una comunità umana. Ai miei occhi invece, indica una caratteristica splendida, propria di ogni democrazia matura: il dividersi, il contrapporsi su scelte-chiave, sulle quali non c’è ed è bene che non ci sia alcun consenso universale (quello che il duce chiamava giustamente ‘totalitario’).

Ha ragione quel miserabile del sindaco di Schio: onorare la Segre è un’opzione divisiva, tra chi scelse e sceglie la lotta al nazi-fascismo e i fascio-leghisti che stanno dall’altra parte, la sua. Io e tanti altri sentiamo di non aver quasi nulla in comune con Salvini (di per sè un diminutivo…) e camerati vari: anzi, ci contrapponiamo a essi. E continueremo a farlo.

Dirò di più: uno dei motivi della crisi della sinistra sta nel cercar sempre le più larghe intense, il massimo consenso possibile. Una cosa sono le necessarie alleanze, un’altra la retorica (perdente) dell’unità del popolo. Quest’ultima lasciamola ai dittatori, ai sovranisti, ai loro fantocci. Noi vogliamo dividere, contrapporre, lottare contro lo sfruttamento, l’ingiustizia, la corruzione, la negazione dei diritti umani, la dilapidazione del pianeta.

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