Contro l’impotenza

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Ne ho parlato qualche giorno fa: uno dei problemi oggi più diffusi è la sensazione di impotenza, di trovarsi bloccati in ‘cul de sac’. Ho promesso di indicare quattro modi per uscire da tale percezione paralizzante.

Il primo è la compotenza. Attenzione, non la competenza, il sapere il cosa (what) e il come (how) fare. No, proprio la potenza, il poter fare, con: insieme ad altri.

Capita spesso di sentire di non farcela a tirarci fuori da un vicolo cieco, a scalare una montagna, a trovare la via per uscire da un labirinto. Ebbene, in molti casi, è utile unire le proprie scarse forze con donne e uomini diversi da noi, allearsi, procedere in cordata.

I motivi sono quattro.

1) L’unione fa la forza: accomunare varie debolezze vuol dire accrescere la massa d’urto.

2) Agire con altri espande l’intelligenza creativa che mettiamo in campo (ricordate I ragazzi della via Pal?).

3) Il gruppo, se motivato e coeso, aumenta la resilienza dei singoli membri, cioè la loro capacità di resistere alle pressioni e alle minacce, alla paura e alla disperazione.

4) L’azione collettiva, specie se consapevole e organizzata, aumenta l’autostima e l’efficacia di ciascuno, trasformando gli ii (plurale di io) in noi.

Niente di nuovo sotto il sole, dirà qualcuno. Certo, 120 anni di psicologia sociale e di sociologia dei gruppi non sono passati invano. E Gramsci sul tema scrisse pagine insuperate 9 decenni fa. Ma l’era dell’iper-individualismo, reso oggi perverso dai social media, ha semi-distrutto l’etica e la pratica del ‘co’ e del ‘con’. Perciò è utile – muovendo il pendolo in senso opposto – ritornare alla cooperazione tra umani, anche contro l’impotenza.

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