Una delle maggiori rivoluzioni della svolta dell’anno Mille fu il passaggio nelle campagne alla rotazione delle colture, basata sulla scoperta che la produttività agricola cresceva assai dividendo il fondo in tre sezioni identiche: una a cereale, una per esempio a ortaggi, e una a foraggio. Dopo un certo periodo il campo a cereale passava a foraggio e così via all’infinito.
Ciò permetteva alla natura di riposarsi (a foraggio) per un terzo del tempo, ai terreni di non perdere le sostanze nutritive, all’agricoltura di avere più resa, ai bovini di pascolare e di consentire la concimazione con le loro deiezioni (vulgariter: cacca).
Per il futuro dell’umanità propongo il ritorno a questa ‘filosofia’ di lavoro e di vita.
Così come l’agricoltura intensiva e chimica ha distrutto il pianeta, provocando tra l’altro la pandemia del coronavirus, lo sfruttamento intensivo e globale degli umani sta distruggendoci.
Abbiamo urgente necessità di riorganizzarci alternando in ogni lustro impegni diversi, a rotazione: un terzo per produrre intensamente, un terzo per farlo più ‘softly’, un terzo stando a riposo (per esempio per filiare).
Un’idea balzana? Meno di quanto sembri a prima vista. Anche noi, parte della natura, dovremmo poter ‘ricaricare le batterie’ e poi sperimentare fasi veloci e semi-veloci. Saremmo più felici, sani, efficaci.